Museo della pizza a New York? Vi spiego le mie ragioni

di Enzo Coccia  
Sono molto contento di quello che sta accadendo in questi ultimi giorni nel mondo della pizza napoletana. Si è scaturita una discussione sul tema “un museo della pizza a New York” anche se con una scia di polemiche. Personalmente reputo questo dibattito importante e costruttivo.

Infatti il sottoscritto, insieme agli amici-colleghi Antonio, Gino, Alessandro e Dario, il giorno venerdì 4 maggio abbiamo indetto una conferenza stampa sul tema durante la quale si è unanimamente affermato che Napoli ha bisogno di un Museo non sulla pizza napoletana ma sull’arte del pizzaiuolo napoletano.

Ci sono fatti che quando accadano sono come un piccolo sasso che si lancia in uno stagno: la superfice si altera, si increspa e man mano i cerchi si fanno sempre più grandi. Nel frattempo le onde circolari arrivano lontano, attraversano gli oceani spinte dalla forza dei social. Ed è proprio sui social che si scrive, si grida allo scandalo, senza fermarsi e riflettere un attimo. È mai possibile che non si possa esprimere in modo democratico, un concetto, un’idea, una proposta e cercare di affermare delle verità? Come un attento giudice bisogna analizzare i fatti, ascoltare tutti ed infine emettere un verdetto. Non una sentenza definitiva senza appello.

Come tutto il mondo ne è a conoscenza, il 7 dicembre 2017 l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ha decretato l’arte del pizzaiuolo napoletano quale patrimonio immateriale dell’umanità. Queste le mie considerazioni:

1)     Sono passati ben 5 mesi da quella proclamazione ufficiale, gli attori protagonisti (pizzaiuoli, Associazione Avpn e Apn) e quelli non protagonisti (Comune, Città Metropolitana, Regione, Governo(?)), cosa hanno fatto per diffondere il valore dell’arte del pizzaiuolo napoletano ratificato da ben 195 paesi?

2)     Gli istituti alberghieri, gli istituti di cultura, le università e i centri di ricerca scientifici e storici si sono affiancati in sinergia con i protagonisti e non per proposte ed idee?

3)     L’intero comparto turistico della Campania quali vantaggi potrebbe avere da questo riconoscimento?

La proposta di un Museo che rappresenti una raccolta di questa antica arte con lo scopo di conservare una memoria culturale e comunicarla, è un servizio di educazione per tutti i cittadini del mondo intero. Va chiarito che tutti possono improvvisare un museo e venderlo con un marketing spietato ma essa resterà un contenitore senza identità, storia e contenuti. Sarà un non luogo.

Il punto ora è un altro: la domanda che mi pongo e chiedo a tutti gli attori protagonisti e non: che facciamo adesso di concreto?