Virginia, Anna, la pizza e l’Unesco

di Enzo Coccia

L’altra mattina scendendo da casa incontro Virginia e Anna, due mie vicine di casa molto sveglie che mi sorridono e cominciano a parlarmi. Virginia mi dice: “Signor Enzo l’ho vista in tv a festeggiare la pizza napoletana”. Allora le spiego che non si festeggia la pizza ma l’arte del pizzaiuolo napoletano che ora è diventata un bene immateriale dell’Unesco. “Cos’è l’Unesco?” – mi chiede Anna. Quella mattina vado un po’ di fretta ma comunque cerco di spiegarle che l’Unesco è una organizzazione costituita nel dopoguerra dalle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura a cui aderiscono 195 paesi.

Virginia e Anna continuano a tartassarmi di domande “Ma se fate il pizzaiolo, come è possibile che si tratti di qualcosa di immateriale?”. Allora spiego loro che è stato riconosciuto il concetto tradizionale tramandato da due secoli di storia di questo mestiere, il modo di “alluccare”, il gergo dei pizzaiuoli, le canzoni che raccontano la pizza napoletana. Anna mi ribatte “Ma io queste cose già le sapevo! Sono nata nel borgo Loreto”. Io rispondo “gli Americani fino ad adesso hanno sempre sostenuto che la pizza fosse una loro invenzione e con questo riconoscimento oltre alla paternità della città di Napoli, vi è stata la consacrazione di un’arte: l’arte dei pizzaiuoli napoletani.

“Signor Enzo” – mi dice Virginia – “ora che verremo a mangiare la pizza alla Notizia, costerà di più?” Rassicurandole le dico: ”No, è solo una gratificazione morale per noi pizzaiuoli”. Le vedo perplesse ed incerte: spero che la pizza napoletana resti comunque sempre buona!!!