Obesità e pizza: c’è una vera relazione?

di Enzo Coccia

Qualche giorno fa, il sito di informazione giornale.it titolava “Allarme bambini obesi. Così la Gran Bretagna restringe pizze e torte”. Certamente questa notizia spaventa e mette in allerta tutte le mamme inglesi, e non solo, che settimanalmente si recano in pizzeria o acquistano pizze takeaway da portare a casa per trascorrere una serata in famiglia.

Leggendo con attenzione l’articolo a firma di Manuela Gatti si evince che il Ministero della Salute britannico sta sondando la possibilità di imporre un tetto massimo di calorie contenute nelle pizze e nelle torte. Di fatti, nell’articolo si sottolinea che una pizza con il salame di Domino’s Pizza conta 1212 calorie e lo stesso prodotto di Pizza Hut ne conta 1050.

Non si può però generalizzare in questo modo: la notizia così data è sicuramente sensazionalistica ma produce solo confusione e risponde ad una precisa volontà di indicizzazione il sito del giornale.it. Non bisogna infatti confondere il lavoro di catene di pizzerie (Pizza Hut, Domino’s Pizza, Papa John’s Pizza, etc.) con il lavoro artigianale del prodotto pizza napoletana. È tutta un’altra cosa!

La pizza più piccola di queste grandi catene è la pizza medium che viene definita 12 inches (pollici) che equivale a circa 31 centimetri di diametro. La nostra pizza mignon è invece del diametro di 28 centimetri e pesa solo 150 grammi. Ad onor del vero non conosco il peso della medium che ovviamente influisce sulla quantità dei carboidrati ma in ogni caso stiamo parlando di due prodotti che hanno una composizione completamente differente.

Inoltre, non viene fatto nemmeno un giusto raffronto scientifico sul topping, ossia sulla farcitura.

In una ricerca dell’Università di Aucklandin Nuova Zelanda pubblicata su Journal Food Science si legge che nella maggior parte delle pizze prodotte nel mondo si utilizzano formaggi quali cheddar, edamer, emmentaler, gruyere grattugiati o ridotti in scaglie e, per buona pace dei vegani, nell’ultimo periodo si utilizza anche la mozzarella di soia. Questi sono tutti prodotti che aumentano in maniera esponenziale le calorie.

Se invece analizziamo i dati del Cnr sulla pizza napoletana troviamo che una marinara ha 345 calorie mentre una margherita ne ha 538. Nello specifico, in una margherita con 70 grammi di fior di latte, 177 calorie sono fornite da quest’ultimo ingrediente, mentre in una margherita con 70 grammi di bufala sono 190 le calorie apportate dalla mozzarella. Prendendo in considerazione solo la farcitura si comprende che la nostra pizza ha metà calorie rispetto a quelle proposte da queste grandi catene di pizzerie.

Un altro dato su cui ritengo sia necessario riflettere è la differenza dell’apporto calorico della pizza napoletana mignon con le varie categorie delle merendine (brioche, pandispagna, farcite con latte e marmellata, pasta frolla etc) la cui somma di zuccheri e grassi ha una media di 407 calorie (porzione di 100 grammi).

Non è un caso dunque che, nelle sue ricerche pioneristiche condotte negli anni ‘60, l’epidemiologo e fisiologo statunitense Ancel Keys inserì la pizza napoletana nella dieta mediterranea.

La pizza napoletana quindi non fa ingrassare e potete seguire i consigli della maggior parte dei dietologi italiani che introduce nelle varie diete la pizza una volta a settimana. Anche la mia portiera Nunziatina lo dice: “una pizza a settimana accattatavell e vi consolate”.